inquinamento digitale

QUANTO INQUINA LA NOSTRA VITA DIGITALE?

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani agli studenti: “Limitate l’uso dei social, inquinano troppo

Da 20 anni a questa parte ci siamo posti  l’obiettivo di diventare ecologici per dare un contributo all’ambiente. La strategia più comunemente adottata è sostituire tutto ciò che è cartaceo con il suo equivalente digitale. Così, gli e-book stanno rimpiazzando i libri, le e-mail sono diventate la versione moderna della lettera, tablet e notebook hanno reso quasi inutili strumenti come penne e quaderni.

Senza dubbio cambiamenti di questo tipo hanno apportato un impatto positivo sull’ambiente, ma Internet non si genera dal nulla, e provoca anch’esso inquinamento; con il termine inquinamento digitale si intendono gli effetti nocivi sull’ambiente provocati dalla rete e dai suoi dispositivi (dall’impatto delle attività sul web a quello dato dalla fabbricazione, utilizzo e smaltimento dei dispositivi elettronici).

Calcolando l’impronta ecologica di carbonio si scopre che una grande quantità di gas serra (prodotti dall’intero ciclo di vita del prodott) si trasformando in CO2.
La CO2 (Anidride Carbonica) è il principale gas serra nell’atmosfera. Le attività umane dell’ultima metà del secolo l’hanno resa la causa primaria del riscaldamento globale.

Tutto ciò che fa un computer, tablet o smartphone richiede energia elettrica.  L’elettricità è a sua volta generata prevalentemente da combustibili fossili, i quali producono anidride carbonica.

La prima fonte di inquinamento sono i dispositivi stessi: computer, smartphone, tablet, smart tv ecc. Ma è soprattutto il traffico online a causare un consumo eccessivo di CO2, dato il sostanziale aumento del numero di server nel mondo da quando gran parte delle nostre attività quotidiane si sono spostate sul web.

Un’azienda bergamasca (CDiN)ha recentemente svolto una ricerca sull’impronta di carbonio delle attività digitali. 

Si pensi che “una persona media, al risveglio, come prima cosa controlla social network e app di messaggistica. Entro le dieci ha già letto o inviato almeno dieci mail. Entro mezzogiorno ha effettuato circa 100-150 ricerche sui motori di ricerca”.

L’azienda ha condotto la sua ricerca comparando l’impronta di carbonio delle attività digitali con quella delle attività quotidiane.

Le conclusioni sono illustrate nella seguente infografica

Infografica comparativa del consumo di CO2 delle attività digitali e quello delle attività quotidiane.
Credits: Isabell Longino

Come si può vedere nell’illustrazione sopra riportata, dai risultati emerge che:

  1. servizi on demand (Netflix, Disney+, Prime Video e simili) sono quelli con un consumo più alto di carbonio: solamente tre ore di programma on demand pesano sull’ambiente come quattro mesi di consumo di acqua (9,6 kg di CO2).
  2. un’ora e mezza di conference call produce 1,2 kg di CO2, l’equivalente di un viaggio di dieci minuti in metropolitana.
  3. Cento e-mail, tra lavoro, newsletter e spam corrispondono a 1 kg di CO2 stessa quantità prodotta dalla cottura di un hamburger.
  4. L’impronta ecologica dei video online è molto più pesante: guardare un video di dieci minuti su YouTube e percorrere un chilometro in scooter hanno lo stesso impatto, entrambe le attività consumano 110g di CO2.
  5. Cento ricerche su un browser consumano 30 g di CO2 stesso impatto che si ha stirando una camicia.
  6. social, hanno un basso impatto: mille ore su un social network producono solamente 20 g di CO2, l’equivalente di prepararsi un caffè.
  7. Sia 30 minuti di musica in streaming che 2 minuti di tv accesa producono 4g di CO2.
  8. Visitare quattro siti web equivale a consumare 3g di CO2, tanto quanto percorrere un metro in automobile.

Sommando questi dati, otteniamo 13 kg di CO2, che è la stima dell’impronta di carbonio giornaliera emessa in media da ogni cittadino con le sue attività digitali. La quantità ottenuta è il corrispettivo delle emissioni di gas serra causate percorrendo 50 km in automobile.

Dati così impressionanti posso diventare comprensibili se pensiamo che ogni volta che leggiamo una email o controlliamo i social, avviene uno scambio di dati con un data center da qualche parte del mondo. I server macinano energia, producendo calore. Calore che richiede raffreddamento, che a sua volta richiede energia.